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domenica 23 gennaio 2011

Diminutivi, vezzeggiativi e compagnia bella (qualche esempio)

Quando si era piccoli, l'insegnante dava grande importanza ai sostantivi (o nomi comuni).
E non trascurava quell'importante corollario costituito dalle alterazioni (vezzeggiativi, diminutivi, accrescitivi e peggiorativi).

Apparentemente sembra facile.
Si prenda un sostantivo (sia esso maschile o femminile) nella forma singolare o plurale.

Esempio al femminile: casa/case.
Esempio al maschile:  ragazzo/ragazzi.

Vuoi il diminutivo? Togli l'ultima lettera [*cas*-], e aggiungi -ina, -ine, -ino, -ini
casina, casine // ragazzino/ragazzini ma anche:  -etta, -ette, -etto, -etti

casetta, casette//ragazzetto/ragazzetti

Vuoi il vezzeggiativo? Fai come sopra, ma aggiungi -uccia, -ucce,-uccio, -ucci
casuccia/casucce//ragazzuccio/ragazzucci... confesso di averli sentiti forse una o due volte nella vita.

Vuoi l'accrescitivo? + -ona, -one, -one, -oni
casona, casone// ragazzone, ragazzoni

Vuoi il peggiorativo? + -àccia, -àcce, -àccio, -àcci (ma anche -àstro, -ònzolo, -iciàttolo, -ùcolo: )
casaccia, casacce//ragazzaccio, ragazzacci

Sembra facile, ma poi ci sono i soliti ingarbugliapensieri...

E se volessi fare una parola che comprenda diminutivo + vezzeggiativo? Si può fare e non  si può fare: per esempio, casettina, esiste, ma ragazzinetto non esiste.


Mustang fotografato da Daniele Romano@2010
Ma prendiamo il caso di cane:
canino esiste, ma è un dente
cagnolino e cagnolina sono dunque il diminutivo (che già assomiglia a un vezzeggiativo), mentre cagnetto anche esiste, mi fa pensare che il cane in questione è piccolo, che fa tenerezza, ma non per forza che sia carino.

Il fatto che il diminutivo si è allargato, occupando lo spazio del vezzeggiativo, mentre il vezzeggiativo vero e proprio ha assunto un carattere restrittivo, direi anche connotato con sufficienza.
Una cosa caruccia non è proprio carina, le si dà un voto di sufficienza. Naturalmente, parlo del parlato comune di oggi.

Cagnone e cagnolone per l'accrescitivo e cagnaccio per il peggiorativo. Come vedete il problema di cane non sta nel suffisso, bensì nella radice della parola che acquista una *g (can* diventa cagn*).

E ne avrei da dire ancora. Ma mi fermo qui, per ora.

Per le false alterazioni che seguono, la fonte è wikipedia

Esempi

  • Falsi accrescitivi: botto / bottone, burro / burrone, gallo / gallone, lezio / lezione, pianto / piantone, picco / piccone, veglio / veglione
  • Falsi diminutivi: botto / bottino, caso / casino, matto / mattino, mulo / mulino, tacco / tacchino
  • Falsi peggiorativi: addio / addiaccio, foca / focaccia, polpo / polpacci
  • Falsi vezzeggiativi: aspo / aspetto, bolla / bolletta, gazza / gazzella, gazza / gazzetta, salvia / salvietta, stampa / stampella, tino / tinello
  • Cambi di genere: botola / botolo, mostra / mostro, banco / banca, colla / collo

domenica 9 gennaio 2011

Come si chiamano i momenti per mangiare durante la giornata

colazione - by Jacqueline Spaccini©2011
Diciamo che di regola pensiamo che esista soltanto la colazione, il pranzo e la cena.
Gli orari attraversano l'Italia.

I.   colazione (6h30-9h00)
II.  pranzo (12h-14h)

III. cena (19h-21h)

E invece no.

Senza contare che, in un tempo ormai lontano, il pranzo era la colazione e la cena era il pranzo.

Ma da parecchio, la colazione corrisponde al petit-déjeuner francese, il pranzo al déjeuner e la cena al dîner

Esiste però anche la merenda (goûter francese), parola che in Italia si usa generalmente per lo spuntino pomeridiano dei bimbi (anche se il dizionario etimologico lo designa come «mangiare vespertino», non come cosa da ragazzini, insomma).

Ed esiste anche il pusigno (il souper francese da non confondere con la collation), un tempo solo «uno spuntino» raffinato, uno spizzicar fuori dall'ora giusta, poi una sorta di mini-cena sull'uso dei teatranti, molto tardi (comunque dopo la mezzanotte), a volte consistente anche in un solo piatto (la cosiddetta «spaghettata» di mezzanotte).

La colazione di metà mattinata, viene in genere designata con una parola straniera inglese: snack (una volta esistevano anche gli snack bar, in Italia),  break  (= pausa) oppure spuntino di metà mattina[ta] (il proletario casse-croûte) .

A me - solo a parlarne - viene già fame.