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mercoledì 6 luglio 2011

Matrimonio morganatico

Francesco Didioni,  La bella Rosin, 1890 (link)

Leggevo ieri notte che la bela Rosin, come veniva chiamata Rosa Vercellana, non venne ammessa al capezzale del coniuge, il re Vittorio Emanuele II. I figli sì (ne avevano avuti due, Vittoria ed Emanuele), lei no. Perché?
Perché del re era soltanto la moglie morganatica.

Da ieri notte ripenso al fatto che pur sapendo che cosa significhi, non ho mai saputo da dove provenisse questa espressione; sicché stamani sono andata a documentarmi.

Intanto il significato. Quando si contrae matrimonio morganatico, significa che uno dei due contraenti (uomo o donna, quasi sempre donna) , uno dei due coniugi insomma, non ha gli stessi diritti di un coniuge normale. Il fatto è che uno dei due è un principe o una principessa e l'altro un borghese se non addirittura qualcuno di "bassa" estrazione. Uno di sangue blu e l'altro no.

Rosa Vercellana, piemontese d.o.c., era figlia di un militare fedele alla bandiera sabauda (tanto da rifiutare di servire Napoleone all'Elba, pur appartenendo alla Garde Impériale creata dal Còrso). Analfabeta (eh già!) quando incontrò il giovane re (ventisettenne) -  ma pur sempre maritato e padre di 4 figli - ne divenne (forse forzatamente, venne rapita dal re) l'amante a 14 anni. 
Contessa di Mirafiori e Fontanafredda a 25 anni (per volontà di Vittorio Emanuele, certo), visse in un castello acquistato per lei dal re; più tardi in una sua [sua, di lui] residenza privata presso Venaria Reale.

Théodore Géricault, Officier de la garde impériale (1814)

Divenuto vedovo nel 1855 della sposa-cugina Maria Adelaide, nel 1869, in punto di morte a causa di una grave malattia, Vittorio Emanuele II la sposa morganaticamente, Rosa (1). Il rito civile sarà ripetuto  alcuni anni dopo, nel 1877. Il re morirà 2 mesi dopo, nel gennaio del 1878.
Questo per la storia.

Etimologicamente parlando, la parola nasce parecchio tempo fa. Parola latina(2), ma "imbastardita" col germanico e longobardizzata, viene da *morgen gabe* (ted. mod.) [longob. = morgincap ], significa dono del mattino, cioè del mattino successivo alle  nozze che consisteva nel ricevere in dono 1/4 dei beni del coniuge. Il mattino dopo, perché le  nozze venivano celebrate di primo mattino (a differenza dei matrimoni normali che avevano luogo a mezzogiorno). Un matrimonio con restrizione, dunque. 

Curiosità: durante il rito,  lo sposo dava la mano sinistra alla sposa di rango inferiore, invece della destra, come era (e forse è ancora) costume.

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(1) Questa cosa mi ricorda Filomena Marturano.
(2) «matrimonium ad morganaticam» (lat. barb.)

venerdì 1 luglio 2011

OMAGGIO, I MIEI OMAGGI...


Volevo rendere omaggio a una amica della Magna Grecia calabra. Cercavo una parola su cui soffermarmi, ma non mi sovveniva nulla.

E poi ho pensato proprio a quella, *omaggio* che è una parola il cui significato giunge dal feudalesimo gallico, seppure di origine latina (da HOMINATICUM).

Sicché omaggio viene  da hommage (fr. provenz.) [che contiene la parola *homme*]. 

Che c'entra l'uomo con l'omaggio?


Poco, perché quell'uomo è in realtà da intendersi come servo, come vassallo, che si prostra davanti al suo signore e fa atto di fedeltà,  in ginocchio e con le mani protese avanti in quelle del suo signore padrone. Siamo nei dintorni del 1100 d.C.
Qualche tempo dopo, il termine si espanderà e l'omaggio passerà a significare anche un segno di deferenza, di cortesia, magari verso una dama (1165).

E allora, i miei omaggi!