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lunedì 21 settembre 2009

Come pronunciare correttamente una parola



Vuoi sapere come si pronuncia una determinata parola
in una determinata lingua?

CLICCA QUI

L'ho appena scoperto: è un sito che offre la possibilità di ascoltare la pronuncia "nativa" delle parole in 26 lingue diverse.

Che cosa bisogna fare?

1. Nella zona ENTER TEXT scrivete la parola (per esempio: PIZZA)

2. Nella zona LANGUAGE cercate nella tendina la lingua che vi interessa (in tal caso: ITALIAN)

3. Nella zona VOICE scegliete la voce (meglio quelle femminili)

4. Cliccate poi su SAY IT!


Certo, se sapete leggere l'alfabeto fonetico internazionale, perché come dice il puffo Quattrocchi... è meglio...

sabato 19 settembre 2009

Che cosa significa la parola "menefreghismo"

Chissà perché (ma chissà perché, eh?) questa parola mi gira nella testa da un bel po' di tempo:

menefreghismo

ma anche menefreghista e ovviamente l'espressione Me ne frego!

Sono andata a rileggermi quando come e perché questa parola è comparsa nel lessico familiare italiano (qualcosa ricordavo, ma volevo essere sicura).

Ricorda il Migliorini-Baldelli[1], che il motto Me ne frego lo usava Gabriele D'Annunzio per intestare la sua carta da lettere nel 1912 (copiando, peraltro, Olindo Guerrieri).
Diventerà in breve il motto degli squadristi a Fiume e nasceranno menefreghista e menefreghismo.

Similmente in francese abbiamo l'espressione je-m'en-foutisme (ma traducendo per bene, sarebbe meglio usare je-m'en-fichisme). Nello slang inglese, abbiamo don't-give-a-damn attitude.

Chissà se Rhett Buttler che nella versione italiana del 1939 di Via col vento replicava con un Francamente, me ne infischio [2], a Scarlett O' Hara che gli chiede, in lacrime,

Se te ne vai, che sarà di me? Che farò?

oggi direbbe Bella mia, la sai una cosa? Me ne frego altamente!

___________
[1]B. Migliorini - I. Baldelli. Breve storia della lingua italiana. Firenze, Sansoni, 1979, 10a ristampa. Ho fatto in tempo ad avere Ignazio Baldelli come mio professore di Storia della Lingua Italiana alla Sapienza. All'epoca, Luca Serianni era il suo giovane assistente.
[2]Frankly, my dear, I don't give a damn.

martedì 15 settembre 2009

No accento qui, sì accento là



Ci vuole o non vi vuole? 


Be', intanto su blu NON va nessun accento!

Allora, come scrivono i Cruscanti, tutte le parole hanno l'accento, ma la maggior parte delle volte tale accento è tonico (lo pronunciamo, ma non lo scriviamo).

Tuttavia, la sottoscritta è tra tra coloro i quali aggiungono l'accento quando pensano che si possa ingenerare confusione nella comprensione (es. subito/subìto, àncora/ancora, principi/princìpi)...

Quello che va segnato obbligatoriamente è comunque l'accento che cade sull'ultima sillaba (città, virtù, tornò, finì, etc.), se cade sull'ultima sillaba (ho studenti che mettono l'accento sulle parole VITA o RINASCITA... finiscono per a, ma noi non leggiamo vità, rinascità... come si farebbe naturalmente se la parola fosse francese. Se fosse francese, ma non lo è).

Il problema si pone in genere in presenza di monosillabi, cioè di parole di senso compiuto composte da UNA SOLA SILLABA, in genere di due lettere (ecco perché scrivo: già e giù con l'accento: le lettere sono tre e perciò potrei pronunciare: gì-a, gì-u).

Solitamente, non correggo mai nessuno se leggo determinate parole accentate quando non andrebbero accentate...

Però, già che ci siamo, vediamo di fare un memento qui sotto.

Intanto ricordiamo che l'accento [acuto o grave] è una cosa e l'apostrofo [ ' ] un'altra.

La logica mi suggerisce che di norma l'accento non andrebbe se diversa pronuncia non è possibile, tuttavia NON vogliono l'accento i monosillabi:

su [preposizione, avverbio]

do [la nota musicale che altrove è detta ut / la prima persona singolare dell'indicativo presente del verbo dare]

so [prima persona singolare dell'indicativo presente del verbo sapere]
[se incontrate so' è la forma apocopata e dialettale di sono (essi/esse/loro sono)]

sto // sta [prima e terza persona singolare del presente indicativo del verbo stare]

qui, qua [avverbi di luogo]

fa [terza persona singolare del presente indicativo del verbo fare] e va [idem, ma per il verbo andare]

(se vogliono dire fai e vai, allora prendono l'apocope che chiamiamo apostrofo e diventano:
fa' la cosa giusta (fai);
va'
dove ti porta il cuore (vai),
ma MAI l'accento

Poi ci sono quelli che potremo chiamare i gemelli eterozigoti (attenzione dunque al significato, ché la presenza/assenza dell'accento modifica il senso del monosillabo)

la (articolo determinativo femminile singolare) - là (avverbio di luogo)
li (pronome personale complemento oggetto maschile plurale) - lì (avverbio di luogo)
se (ipotetico o condizionale, corrisponde all'inglese if) - sé (pronome personale 3a p. m./f., sing./pl)
si (nome della nota musicale/pronome impersonale, corrisponde al francese on) - sì (avverbio di affermazione)
ne (pronome personale) - né (congiunzione)
di (preposizione semplice) - dì (sinonimo di giorno - da non confondere con di')
e (congiunzione) - è (presente indicativo del verbo essere 3a persona singolare)
te (pronome personale) - tè (= tea engl., thé fr.)

Quando sé è seguìto da stesso /medesimo io non metto l'accento = se stesso (ma i cruscanti continuano a segnarlo)

Aggiornamenti:

1. da non dimenticare che (congiunzione e/o pronome) ché (contrazione di poiché, sicché, perché)

2. E mi raccomando: perché, poiché, sicché (accento acuto, vocale chiusa), è (accento grave, vocale aperta)...

3. po' (con l'apocope, contrazione di *poco*) e MAI