sabato 10 luglio 2010
Storia di una parola: sciuscià
Solo i giovanissimi italiani oppure degli stranieri che non amino il cinema neorealista italiano possono ancora ignorare l'esistenza della parola *sciuscià*.
Ora non si usa più, ma nell'immediato dopoguerra, quando le truppe alleate erano stanziate o semplicemente attraversavano la penisola italica, era invalso questo mestiere, quello dello sciuscià.
Si tratta di un calco (deformato) di shoe-shine (americano), che i giovanissimi ragazzi italiani sentono come Sciù-sciai poi apocopato in > sciuscià.
De Sica - come vuole il neorealismo - trasferisce subito sullo schermo questa realtà, anche perché lo sciuscià è solitamente giovanissimo, poco più che un bimbo.
Con la partenza degli americani, il termine che rimase a designare tale lavoro fu lustrascarpe.
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venerdì 9 luglio 2010
Femmina vs Donna: divagazione sul tema
Bimba, bambina, ragazzina, ragazzetta, ragazza, fanciulla (fanciullina), giovane donna, donna.
E femmina, allora?
Prendo spunto da una conversazione privata per cercare di spiegare brevemente come quando e perché si utilizza un termine piuttosto che un altro, quando come e perché uno dei due termini, femmina, può essere avvertito (anzi, è avvertito) come un insulto.
Aiutiamoci come al solito con l'etimologia.
Femmina < dal lat. foemina femina (colei che allatta, che nutre, che genera, che partorisce)
Femminuccia (inteso come debole), femminile, femminista/femminismo, femminiello < FŒMINA
Donna < dal lat. domina (signora)
Madonna, donzella, dama e damigella < DOMINA (non mi soffermo né su Dante né sul Dolce Stil Novo, tantomeno sui Preraffaelliti)
La disparità tra i sensi che si vogliono dare (o che stanno proprio dentro) alle parole è evidente.
Per questo motivo, in un tempo per fortuna ormai lontano, la parola femmina veniva usata dagli uomini (padri, fratelli, mariti, fidanzati e cugini; talvolta anche da donne) per rimettere a posto, ricondurre e sminuire (rabaisser, fr.) una donna: sei solo una femmina.
Come se il termine femmina fosse un disvalore, qualcosa di passivo.
Come sempre accade, i movimenti che nascono sull'onda di un momento critico assumono pienamente la parola in questione. Penso al Decadentismo. Penso all'Impressionismo.
E penso pure al Femminismo. Ma parlarne esula dalla mia volontà.
Tuttavia, *femmina* è DELIBERATAMENTE accettato e VOLONTARIAMENTE rivendicato in tali contesti (e neanche sempre, parlo in generale, eh):
1. al caldo sotto le coperte e al fresco tra le lenzuola (chi vuol intender, intenda)
2. volendo esasperare la propria femminilità (sono femmina caliente, per esempio)
3. in contrapposizione alla parola *maschio*
4. nella designazione del sesso di un bebè: è una femmina!, è una femminuccia (ricorderete il film: Speriamo che sia femmina).
E chi più ne ha, più ne metta.
il simbolo < significa: *viene da*, *deriva da*
il simbolo > significa: *si trasforma in*, *dà*
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domenica 4 luglio 2010
C'entra o non c'entra?
Mi è capitato di leggere (più volte) : "non centra niente (questo tuo commento con quel che è l'oggetto blablabla)..." Mi è anche capitato che fossero persone colte a scrivere questo. Dubbio amletico?
No. Si scrive: [non] c'entra (da: entrarci) con questi significati.
entrarci / non entrarci1 avere o non avere attinenza con qlco- "Quel che dici non c'entra proprio con l'argomento." - "Certo che c'entra!"2 avere o non avere a che fare con qlcoIo non c'entro niente con questa faccenda.
che è cosa diversa da [non] centra (centrare).
Ponetevi attenzione, per favore.
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