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venerdì 19 marzo 2010

Ma che cavolo...?


cavoli

Espressione ricorrente, se vogliamo eufemistica, sostituisce una parolaccia (*cazzo*). Prevalente sugli altri termini sostitutivi (càppero, càcchio e càspita), viene convocato generalmente in queste situazioni:

  • ma che cavolo... vuoi/dici/fai? La presenza dell'ortaggio indica rimprovero

  • e che cavolo (anche nella versione radical-chic: ecchecavolo). Il rimprovero è mitigato, si dice in genere a guaio (altrui) già commesso, a mo' di commento.

  • cavoli! Può essere un'espressione di ammirazione

  • che frase del cavolo! Rimprovero

  • col cavolo che ... lo dico/lo faccio/ te lo/la do, etc (Qualunque verbo e qualunque persona). Non importa quale cosa gli altri si attendano da noi: questa cosa (dire, fare, dare, etc.) non arriverà!
  • Forma anche il verbo (su *incazzarsi): incavolarsi. Es.: Ora m'incavolo; mi sono incavolato; s'incavoleranno, etc. (forma tiepida - e comunque educata - dell'arrabbiatura)

  • E mo' son cavoli tua/mia! (espressione dell'Italia centrale): annuncia guai, problemi
  • Son cavoli... come sopra (ma l'espressione percorre tutta la penisola ed è italiana)


Ricordo dunque che cavolo sostituisce il genitale maschile espresso in termini volgari, e che si introduce per dare un po' d'enfasi al discorso, esprimendo lo stato d'animo di colui/colei che vi fa ricorso.



Già che ci sono, ricordo che per quanto riguarda l'ortaggio, ne esistono varietà molteplici: il cavolo verza, cappuccio, broccolo, nero, cinese, i cavoletti di Bruxelles, cavolfiore, i broccoletti.
Broccolo e broccoletti... ora che ci penso, danno luogo a una espressione figurata.
Ma questa è un'altra parola.


1 commento:

Gio ha detto...

Mi sento a casa in un blog tanto innammorato della lingua italiana.