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venerdì 29 ottobre 2010

La Treccani, il romanesco e la pubblicità attuale

In qualità di specialista di romanesco (o romanaccio che dir si voglia), propongo una decrittazione dello spot[1] qui sotto, per il quale una sola parola al giorno non basterà a togliersi il prof di torno...

Antefatto: le due protagoniste del video qui riproposto non sono attrici professioniste, bensì due ragazze romane che si esprimono esattamente come sono nella vita comune, balzate agli onori (si fa per dire) della cronaca per essere così, terra-terra (anzi: tera-tera).

Tutto nasce da un video (che non trovo più, ci sono varie clip che faranno seguito all'originale "tormentone" estivo; ne metto una: clicca qui) diventato famosissimo in tutta Italia e confesso che non ho ancora capito perché.

Le due ragazze si chiamano Deborah e Romina, nomi sui quali spesso si è fatta ironia (Deborah, Samanta, Tatiana, etc.).

Arriva la Treccani, tempio dell'italiano perfetto e che cosa fa? Le prende, le assume e fa girare loro uno spot. Andiamo a vederlo.




Titolo: Cartolina d'ammmore (con due, tre, quattro emme, secondo la pronuncia romana che a volte triplica le consonanti e altre volte le decapita)

Dialogo:

Romina e Debora (con o senza acca?) in un attimo di relax, lontane dalla colla (= sudore), biretta e calippo, si accingono a mandare una cartolina da un baretto di Ostia, sul litorale romano (o quello che rimandono le foto incollate a una cabina-garitta?).
Che cosa stiano bevendo non si sa, non è la pubblicità né di birre né di cocacole.
Abbigliamento tipico delle ragazze giovani, tutte in tono, con una punta di colore (viola fucsia per una, giallo arancio per l'altra).
In realtà è solo una che decide di scrivere una cartolina al suo innamorato (che je scrivo ar mi' ragazzo?), l'altra,  intenta a trafficare col suo cellulare, suggerisce che un sms sarebbe (stato) meglio.
Ma non è altrettanto romantico.
E dunque, ecco il testo originale:

Ciao amò. Me manchi 'na cifra. Appena torno, t'mparo perché.

Traduzione per gli «allofoni»[2]: 
Ciao, amore. Mi manchi tantissimo. Appena torno, te ne dirò il motivo[3].
Nel frattempo la scrivente si lamenta: il ripiano del tavolo «è pieno dde bozzi» (= sconnesso, non liscio) e non può scrivere agevolmente la sua cartolina.

Giunge a proposito l'omino (stereotipo dell'uomo-libro) della Treccani,  figura a mezza strada tra l'omino Bialetti e il Mr. Brown delle Iene. Ben accetto, ma  non perché propositore di parole ben scritte e/o di sinonimi, no. Ben accetto, perché il suo dizionario permetterà a De(b)bora(h) o a Romina (sono certa che imparerò a distinguerle) di avere una base per scrivere senza intoppi (si fa per dire).

Indispettito, l'omino se ne va e le ragazze concludono la loro performance discettando della tristezza di una biro nera al posto di una più allegra fucsia.

Riflessione: Siamo sicuri che tale pubblicità raggiunga il suo scopo?
Perché se il target (il pubblico-bersaglio) è composto da 

  1. giovani romani tipo le due protagoniste: non c'è bisogno di comprare un dizionario per trovare un supporto liscio. E comunque a quel punto, meglio un sms
  2. giovani non romani: a) non capisco che dicono b) abbasso i romani c) che c'entriamo noi con queste due?
  3. romani e non romani:  ci sfottete e dovremmo pure comprare il dizionario?
  4. romani e non romani: non siamo coatti, noi!
  5. carino, simpatico. Punto.
Spot = business = vendita

Uno spot bellino e divertente (ammesso che lo sia) e che non vende (perché non vende, a mio modo di vedere) è uno spot sbagliato.

Questo spot è tutto giocato sugli stereotipi anche se attuali, basato su una comicità grassa, quella che proviene dal dialetto, o meglio, basato sulla "coattaggine" (o coatteria) del dialetto romanesco. Con anche un giudizio (implicito) moralizzante sulle due ragazze, scommette sul fatto che chi guarda non si senta come loro.

Ma chi ne esce vincitore? E c'è qualcuno che ci guadagna (non in senso monetario) in questo spot, quanto a immagine?

Dite che il target sono i babbioni, i genitori, i radical-chic, i proff, gli intellettuali, quelli che l'italiano lo conoscono bene?
Sentite a me: non lo comprano neppure loro (forse ce l'hanno già).

_______________
[1] spot. È la parola ancora correntemente usata e che va a sostituire altri foriesterismi (ormai stantii) come réclame o break, per esempio. In genere spot sottintende l'aggettivo pubblicitario. Ma esistono anche gli spot intesi come riflettori, punti luce in una casa o in un altro ambiente chiuso, in un set cinematografico.
[2] allofono.  Lo uso nel senso (libero) di "gente che parla altro idioma" (in questo caso:  diverso dal romanesco).
[3] In realtà, c'è anche il fatto che lei dica *t'imparo* invece di *t'insegno*. Ma tanto sarebbe stato de-contestualizzato anche "ti insegno perché".

3 commenti:

Emanuela ha detto...

Bellissimo post!
Però sono qui per lasciarti un piccolo pensiero, vieni a trovarmi, sono tra i tuoi seguaci!

Unknown ha detto...

Sono d'accordo, non lo comprono nemmeno loro. Forse lo comprimono ("Ehi, ho qui il Bignami del dizionario Treccani!") o forse semplicemente lo coprono ("Nascondi il dizionario, c'è la prof!!!").

(Posso essere anch'io un tuo seguacieo???? Eddai, eddaaaaaaiiiii!!!!!!)
bigga
(per scrivere questo commento nessun verbo è stato maltrattato)

Jacqueline Spaccini (Artemide Diana) ha detto...

Non si chiede di esser seguace: lo si è! :))))